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Frammenti dell'intervista a Enrico Prometti

Frammenti di un’intervista realizzata da Marco Madesani a Enrico Prometti, artista-gigante, a cura di Leone Belotti. La versione integrale audio è presente nella sezione "ascolta" del sito. "L’arte io l’ho sempre vissuta come una pratica istintuale, istintiva, una molla, Io ero un ragazzo della classe povera che aveva nel suo destino di lavorare come calzolaio col padre: sono arrivato alla scuola, all’arte per un caso assolutamente fortuito, Il tanto decantato riciclaggio di oggi ai miei tempi era praticato da tutti, Con le mani producevo una serie di cose che poi mi hanno dato il pensiero, il contrario di quello che è un fondamento filosofico, Io non ho scelto niente, mi è capitato in questo modo L’artista è una sorta di sacrificatore tra il divino e l’umano, Nell’arte autentica primitiva di qualsiasi popolo non c’è mai altra motivazione che non sia quella divinatoria tra il sacro e il profano, il presente e il passato, Prendere degli oggetti dai tuoi rifiuti e comunicare alla gente che la creatiività è qualcosa che è insita in ognuno di noi, Non buttare via niente, non costringermi a fare l’arte con la spazzatura per emendare questa montagna di rifiuti, Amare una quantità di opere, quasi tutto quello che fa l’uomo, L’oggetto primitivo manifesta sempre qualcosa che lo fa essere nobile perché la motivazione non è mai quella di arrivare al prodotto piacevole Io gioisco di fronte a una cosa che ha la qualità sculturea, il fascino dell’uso, le patine, persino i tarli, L’origine è un rituale di iniziazione attraverso la produzione dell’oggetto, Inconscio bisogno di andare sui fiumi a raccogliere le pietre, un frammento della terra nella forma più banale, Reinventare il mondo dal quotidiano all’oggetto simbolo, alla ricerca dell’assoluto, Io ho bisogno di usare tutto contemporaneamente Vivo di eteronimi, mi sento cento personalità, cento volontà, non una direzione La vita non basta, quello che la mia condizione personale mi ha attribuito non mi basta, Il saper fare, il know how, partendo da quello che è lì per terra, Un tempo in Africa giravano capre pecore che mangiavano cacca, stracci, adesso mangiando la plastica, cagano malissimo, crepano, Ho vissuto con dei sensi di colpa fino ai 30 anni, ho sofferto le pene dell’inferno per darmi un’identità..." 

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