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libri d'artista

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Invece della tela, o della tavola, o del blocco di marmo, le pagine di un libro, riempite, scritte, dipinte, disegnate, e non solo: le pagine di un libro a loro volta come supporto di inserti, contenitore di biglietti e scontrini, lettere e impronte, calchi e collage, pagine che sono mappe, luoghi, superfici, preparazioni, pellicole, abrasioni, la rilegatura una maglia magica, ogni pagina un romanzo, un film, un’immensa miniera di pietre preziose, uno sconfinato software di immagini che parlano e parole che diventano immagini.

Ciò che resta di un uomo
è questo che ti mostra un libro d’artista
non è davvero poca cosa.

Leone Belotti


I libri d'artista sono un territorio libero all'incrocio tra più codici e consentono, rispetto a un quadro o a una scultura, un'esperienza sensoriale totale. Un libro ha un peso, un odore, va sfogliato e maneggiato, si apre a chi lo guarda come invito, interrogazione, carta da decifrare. Taccuini, carnet, diari di viaggio o di fascinazione introducono alla memoria più intima di un autore, sottraggono al silenzio l'esperienza e fissano le tracce della sua ricerca.

Enrico Prometti ha affidato incessantemente alla carta scritture, incisioni, tessiture, abrasioni, ricerche percettive e contraddizioni esistenziali.

A fianco delle sculture, delle grafiche, delle installazioni, dei gioielli, dei dipinti che davano forma alla sua esuberante creatività, Prometti ha prodotto una notevole quantità di libri d'artista, un lavoro assiduo accumulato in decenni di vita e di viaggi, impronte di storie e di ricerche affidate alla deperibilità dei materiali e alla resistenza della memoria.

Questa mostra raccoglie una serie di libri-oggetto (o di oggetti-libro), in cui affiorano la coscienza ma anche il rimosso e il profondo dell'artista, in una combinazione suggestiva tra l'incoerenza del vissuto e l'ordine del progetto. Sfogliando le pagine, dense di stratificazioni, scritture, cancellature, colle, bruciature, si scopre infatti un ritmo formale e il disordine delle successioni si compone nella coerenza dell'intenzione.

L'operazione, che risente delle neoavanguardie degli anni Sessanta e Settanta ed è in linea con le tracce del dadaismo e del surrealismo, chiama in causa l'idea di arte totale, i rapporti tra segno e poesia, tra linguaggio verbale, senso e non senso. Così spesso su questi libri poco importa quale testo vi sia stampato o scritto, perché il libro "comunica se stesso" (secondo la lezione di Munari) e la prima comunicazione che si riceve dalla carta è di tipo visivo e tattile, prima ancora che linguistico. Che siano da leggere o da guardare o entrambe le cose, i libri di Prometti parlano ai nostri occhi attraverso collage e cromie eccezionali, i cui spessori inglobano la materia della scrittura e allo stesso tempo liberano le parole dalla pagina, creando nuove direzioni e sovra-sensi.

Alcuni fogli si srotolano leggeri tra le pieghe delle pagine, come ali di carta che tracciano linee di fuga verso l'infinito, altri si increspano sotto impasti di tempere, polveri, colle. Sono pagine stupendamente libere, che partono da una frase, da una cartolina, da una lamiera riciclata, dall'impronta di un ferro da stiro che si evolve in forme modulari verso segni elementari, segni-freccia di suggestione africana. Sono libri e antilibri, realizzati attraverso la preparazione accurata e quasi maniacale delle superfici, sono vertiginosi luoghi di ricerca, tra esperienze concettuali, accensioni cromatiche, inquietudini esistenziali, dove confluiscono le esperienze plastiche e pittoriche di un abilissimo manipolatore di materiali.

Ovunque emerge il vigore della personalità di Prometti, tra l'ironia e la meraviglia per la realtà in tutte le sue forme. L'invito qui è a sfogliare e lasciarsi guidare da queste scritture tattili nei viaggi geografici e interiori che suggeriscono, cogliendo la specificità delle singole ricerche, che si tratti di omaggi ad artisti, diari d'altrove o manifesti di poetica.

Stefania Burnelli

OLIM Officina Linguaggio Immagine 2009 - Bergamo

 

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